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DAGLI ORRORI DELLA GUERRA NASCE LA SOLIDARIETÀ

Nella primavera del 1928, novant’ anni fa, nasceva il Gruppo Alpini di Illasi, uno dei primi a vedere la luce nella nostra provincia e forse in Italia.

Il Marchese Capitano Pietro Carlotti ed il sottufficiale cavalier Francesco Chiamenti fondarono il sodalizio che, attraverso i decenni, ha visto il susseguirsi delle generazioni: nonni, figli e nipoti hanno indossato il cappello alpino.

Depositari dei valori di solidarietà, lealtà, amicizia e spirito di servizio al prossimo che la penna nera infonde in coloro che la portano, da sempre trasmettono tali ideali alle nuove generazioni e continueranno a farlo in futuro. A dieci anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale, gran parte dei membri del Gruppo erano reduci.

Sentivano, quindi, l’esigenza di condividere le tristi esperienze vissute e di testimoniare gli orrori che una guerra porta con sè, per far sì che le future generazioni crescessero con la convinzione e nella certezza che la guerra è sempre sbagliata, perchè altro non è che il sacrificio di vite innocenti.

Pochi anni dopo, però, le mire espansionistiche, la smania di potere o il fanatismo di pochi potenti, costrinsero milioni di persone a sprofondare nel baratro del secondo conflitto mondiale e condannarono centinaia di migliaia di giovani a viverlo in prima persona. Orrende pagine di storia scritte con il sangue di ragazzi poco più che ventenni e con le lacrime delle loro mamme, delle loro mogli, dei loro figli.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quindi, il messaggio degli Alpini diventò ancora più forte: pace, solidarietà e aiuto disinteressato al prossimo, “nec videar dum sim” (non per apparire ma per essere), come dice una massima della Brigata Julia.

Se in tempo di guerra gli Alpini sono stati costretti a combattere, in tempo di pace sono felici di aiutare chi ne avesse bisogno. Un loro bellissimo motto recita, infatti, “Ricordiamo i morti ed aiutiamo i vivi!”.

Il Capitano Carlotti rimase alla guida del Gruppo fino al 1958, anno della sua scomparsa, anche se la sua presenza si percepisce ancora all’interno della Baita. Gli succedette il cofondatore del Gruppo, cavalier Francesco Chiamenti, detto “recia”, perchè, durante la Prima Guerra Mondiale, perse un orecchio, colpito da un proiettile. Anch’ egli rimase in carica fino alla morte, avvenuta nel 1970. Fu allora che venne eletto Capogruppo un giovane alpino, Silvio Bonamini. Proprio colui che, tornato dal servizio militare, giurò che non avrebbe mai più indossato il cappello alpino, scrisse pagine memorabili nell’ipotetico libro di storia degli Alpini illasiani.

A quel tempo non poteva saperlo, ma avrebbe lasciato un’ impronta indelebile nella memoria dei suoi Alpini e di tutta la nostra comunità. Si può dire che avrebbe cambiato idea riguardo al cappello… All’ epoca il luogo di ritrovo per il Gruppo era un chiosco presso i giardini di Piazza della Libertà.

A metà degli anni settanta nacque l’ esigenza di avere un luogo più appropriato non solo per incontrarsi, ma anche per programmare le numerose iniziative che gli Alpini promuovevano. Il desiderio venne realizzato nel 1980, quando l’ amata Marchesa Nina Antonietti Carlotti, vedova del Capitano e prima madrina del Gruppo, concesse agli Alpini una pertinenza della villa Pompei affinchè la trasformassero nell’ attuale Baita Alpina.

Io ero un bambino, ma di questo evento ho un ricordo personale: mio nonno, Graziano Bravi, portò a casa la nuova insegna con la scritta “Baita Alpina” e mia zia, Giovanna Bravi, da sempre in possesso di notevoli e mai sbandierate doti artistiche, dipinse il cappello alpino che campeggiava al centro. La Baita divenne il luogo che noi tutti conosciamo, dove si trova sempre un clima di accoglienza ed un sorriso, dove, come ho avuto modo di scrivere in passato, si “respira l’ Alpinità” attraverso fotografie, cimeli e tutto ciò che ci ricordi cosa significhi “essere Alpino”.

Sotto la guida di Silvio Bonamini il Gruppo ha vissuto i successivi quarantasette anni promuovendo numerose iniziative, dall’ istituzione della “festa del socio”, nata per volere della Marchesa Nina, che ancora oggi riunisce tutti, Alpini e non, nei giardini a fianco di villa Carlotti, alla realizzazione del campo di bocce; dalla formazione, nel 1996, della Squadra di Protezione Civile, che garantisce la presenza nei luoghi colpiti da calamità naturali, alle visite alla Casa di Riposo in occasione del Natale ed alla Scuola Materna per portare ai bambini alcuni doni per la festa di S. Lucia, fino all’ allestimento del tradizionale albero di Natale.

Ne ho citate solo alcune perchè sarebbe stato impossibile ricordarle tutte! Lo scorso undici settembre Silvio Bonamini “è andato avanti”. Lascia il compito di guidare il Gruppo verso il futuro a Roberto Viviani, suo storico “braccio destro”, ed ai suoi collaboratori. Dal primo giorno Viviani e la sua squadra si sono impegnati con lo stesso vigore e lo stesso entusiasmo di chi li ha preceduti.

Quest’anno, come detto, ricorre il novantesimo anno dalla fondazione del Gruppo e loro “si sono spesi anima e corpo” per celebrare nel migliore dei modi una ricorrenza così sentita. Hanno già realizzato la ristrutturazione esterna della Baita, nel dicembre 2017, e lo scorso febbraio l’ hanno rinnovata all’ interno. Il 2018, centesimo anno dalla fine della Grande Guerra, coincide con il sessantesimo anniversario della morte del Capitano Pietro Carlotti e con il trentesimo della scomparsa della Marchesa Nina, che suscitano ancora, tra gli Alpini, un commosso, amorevole, ricordo.

Mi piace pensare che, in quel fine settimana di festa, lo spirito di tutti gli Alpini “andati avanti” torni un attimo indietro per assistere, da Lassù, a giornate così dense di significati.

Oggi il Gruppo Alpini di Illasi è in perfetta salute ed in piena attività. Può contare su 180 Alpini iscritti e 150 “amici degli Alpini”, che sono tutti coloro che, desiderando aiutare concretamente il Gruppo a svolgere le proprie attività, versano annualmente un piccolo contributo economico. Fortunatamente, ad affiancare i “veci” ci sono parecchi “bocia” che hanno fatti propri i valori Alpini e sono pronti a trasmetterli a chi verrà dopo di loro.

Da oggi in poi gli Alpini continueranno a scrivere la loro storia, come fanno da sempre, usando i fogli della pace, l’ inchiostro dell’ altruismo e la penna nera della solidarietà.

 

di D.M.

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